Cucina tipica romana
al centro di Roma
…E la vita cominciò con un peccato di gola…
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In Via del Seminario al 105, a due passi dal Pantheon unico monumento romano rimasto integro in quasi 2000 anni di storia, troviamo questo piccolo ed accogliente ristorante figlio della dedizione e della cultura culinaria della famiglia Betturri, che dal 1924 delizia il palato di avventori e residenti cucinando piatti tipici della tradizione romana.
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Quello che una volta era un “carbonaro” e successivamente un atelier di moda si è trasformato oggi in uno dei locali più accoglienti nel cuore della città eterna.
LA STORIA
CURIOSITÀ
Le tabernae nell’antica Roma erano un luogo dove era possibile bere e mangiare in loco, caratterizzate da un arredamento rustico ma comodo.
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La taverna del seminario rispecchia quella filosofia, la cucina è il cuore pulsante del ristorante che è situato nel centro della città , tra Piazza della Rotonda e Via del Corso. E’ un ristorante dove è possibile gustare tanti piatti della tradizione Romana ed Italiana, nonché una pizza il cui impasto è lievitato naturalmente per 24 ore.
Ci piace utilizzare ingredienti naturali e controllati, per questo la nostra pasta fresca è fatta in casa tutti i giorni con farina di semola di prima qualità e trafilata al bronzo;
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I nostri dolci sono semplici ma buoni come vuole la tradizione e sono apientemente preparati tutti i giorni;
La nostra lista dei vini, tipicamente italiani, è per tutti i gusti e per tutte le tasche;
Il nostro staff è internazionale per poter venire incontro alle esigenze di tutti coloro che visitano la più bella città del mondo.
Doppo che ho rinnegato pasta e pane, so’ dieci giorni che nun calo, eppure resisto, so ro e seguito le cure… me pare un anno e so’ du’ settimane!
Nemmanco dormo più le notti sane, pe’ damme er conciabbocca a le torture, le passo a immaginà le svojature co’ la lingua de fòra come un cane.
Ma vale poi la pena de so rì lontano da ‘na tavola e ‘na sedia pensanno che se deve da morì? Nun è pe’ fa er fanatico romano; però de fronte a ‘sto campà d’inedia, mejo morì co’ la forchetta in mano!
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Aldo Fabrizi
O rraù ca me piace a me m’ ’o  aceva sulo
mammà.
A che n’aggio spusato a te, ne parlammo
pè ne parlà.
Io nun songo di cultuso, ma luvàmmel’ ‘a
miezo st’uso.
Sì, va buono: cumme vuò tu. Mò ce avéssem’ appiccecà?
Tu che dice? Chest’ ‘è rraù? E io m’ ‘o mmagno pè m’ ‘o mangià…
M’ ‘a faja dicere na parola?
Chesta è carne c’ ‘a pummarola.
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Eduardo De Filippo